Recentemente il Financial Times ha dedicato un lungo articolo di approfondimento alla Generazione Z, detta anche centennials: stiamo parlando dei nati tra il 1995 e la metà degli anni 2000. Rappresentano il 32% della popolazione mondiale e sono cresciuti immersi nella rivoluzione digitale, con cellulari e iPad e non hanno vissuto – a differenza dei millennials – un’epoca prima dell’avvento di Internet. Descritti come sfuggenti, difficili da incasellare e definire, sono una vera e propria chimera per i marchi che vogliono fare di loro nuovi clienti e follower. Lo stesso utilizzo delle piattaforme social da parte della Gen Z è molto diverso da quello della generazione che li ha preceduti: un altro elemento in grado di spiazzare i social marketer. I ragazzi della Gen Z infatti preferiscono le chat di instant messaging, i messaggi audio e puntano molto sull’ultimo arrivato in fatto di social media globali, come TikTok, come prima su Snapchat. Fondamentale l’utilizzo di YouTube come vero e proprio motore di ricerca: secondo un sondaggio realizzato da Google, è sulla piattaforma video che i centennials puntano quando vogliono essere intrattenuti o rallegrati. Facebook è alle spalle, potremmo dire, soprattutto dopo che i centennials hanno visto sbarcare in massa sulla piattaforma di Mark Zuckerberg genitori, nonni e zii! Attratti da formati immersivi, interazione, realtà virtuale, sono utenti a proprio agio in ambienti multimediali.
Quindi cosa devono architettare i brand per intercettare gusti, tendenze, preferenze di questa generazione sfuggente? Secondo il FT, i brand, per avere qualche speranza di successo, devono necessariamente concentrarsi in maniera quasi esclusiva sulla Gen Z, abbandonando le strategie incentrate sui millennials. La Gen Z rappresenta il consumatore di domani: secondo una ricerca di Ernst & Young, solo tre centennials su dieci direbbero sì a un eventuale programma di fidelizzazione dei marchi. La questione però va affrontata oggi: entro il 2020, rappresenteranno il 40% degli acquirenti mondiali, con potenzialità di target alto-spendente.
Secondo il Global Web Index, i centennials dispongono anche di cinque dispositivi contemporaneamente, ma solo uno su cinque è interessato a visitare pagine social. Mentre per quanto riguarda l’e-commerce, data l’età, l’acquisto di prodotti online è un’azione ancora presidiata dai genitori, quindi, secondo i dati, solo il 49% fa clic in autonomia sui webstore preferiti.
Anche in termini di influencer, quando si tratta di Z Generation il discorso cambia. I centennials, infatti, non sono attratti dai grandi nomi globali ma dai micro-influencer, in particolare gli youtuber, con i quali si scambiano messaggi e foto. Ispirati dalla leader globale Greta Thunberg, sedicenne svedese attivista contro il cambiamento climatico, seppur volatili nell’attenzione e apparentemente distratti, questi ragazzi sognano di lasciare una traccia positiva sul mondo e hanno a cuore cause come quelle dell’ambiente e della sostenibilità.
Secondo il portale Word Stream, sono 5 i grandi temi generali da tenere presente nello sviluppo di una strategia di comunicazione e marketing che possa avere qualche speranza di interessare la Gen Z:
- La vendita di esperienze e non di prodotti;
- Puntare tutto su contenuti video;
- Optare sui i micro-influencer, con un seguito tra i mille e i centomila follower e abbandonare la strada dei “big”;
- Interazione diretta e dialogo costante;
- Massimo impegno nella cura della privacy degli utenti.
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