Social media: piccolo è bello?

I social media sono diventati troppo grandi e caotici? Ci costringono ad un numero troppo impegnativo di relazioni, condivisioni, commenti e like? Può darsi. Di sicuro, talvolta, il gigantismo e la quantità di contenuti, immagini, video di cui Facebook, Instagram, TikTok sono i principali diffusori online può stancare e creare la sensazione di un fragoroso bombardamento, a scapito della qualità. Ecco perché si registra una tendenza interessante nel mondo digital: quello dei social media “mini”, cioè piattaforme finalizzate allo scambio e alla condivisione, ma in una dimensione più intima, ristretta, finalizzata a tenere i contatti con il partner o con un numero esiguo di familiari e amici. 

Un trend in linea con quanto ci ha lasciato in eredità la quarantena vissuta durante l’emergenza Covid-19: la necessità di dare ancora più valore e contenuto ai rapporti più importanti della nostra vita, trascurando finalmente tutto il superfluo. Anche i social media, quindi, si lanciano in questa sfida avvincente: trovare la risposta alla dispersività dell’algoritmo, che mette sullo stesso piano i nostri affetti più cari e i post del politico di turno. 

Facebook, da sempre al centro di polemiche quando si tratta di questioni relative ad etica e trasparenza, è stato però tra i primi giganti della comunicazione digitale a muoversi in questo senso. Con il lancio ad aprile di Tuned, – per ora solo negli Stati Uniti -, il gigante blu punta al segmento del dating. Tuned è infatti una sorta di spazio intimo e protetto dove le coppie possono scambiarsi, in privato, foto, status, disegni e creare una sorta di archivio digitale della loro storia d’amore o di amicizia. Se è Facebook a dare l’esempio, è certo che altri seguiranno. La linea è quella di immaginare spazi sempre più personali e personalizzabili, dove si interagisce tra poche persone e in base a interessi e affetti, senza le generalizzazioni massificanti degli algoritmi.

Oltreoceano è nata Cocoon, piattaforma social e app incentrata sulle chat con le persone più importanti della nostra vita, per tenerle vicino ovunque si trovino. Obiettivo della app è quello di sviluppare uno spazio privato e intimo: non esistono follower, estranei o inserzionisti. Su Cocoon si interagisce esclusivamente con la “bolla” accuratamente delineata in base ai propri affetti. Uno strumento geniale per vedere in tempo reale gli aggiornamenti di status di parenti e amici che vivono lontano ma con i quali ci si sente comunque parte di un nucleo affettivo. Cocoon rende possibile condividere informazioni su attività quotidiane come il lavoro, il sonno, gli allenamenti etc. 

La pandemia ha lasciato in eredità a tutti noi anche una sorta di digitalizzazione degli spazi privati. Prima del Covid-19, l’utilizzo di app come Slack, Asana, Trello era confinato alla dimensione lavorativa. Oggi, invece, queste piattaforme selettive hanno in un certo senso sostituito la telefonata o l’sms per ricordare al papà di passare in tintoria, e così via. Condividere attraverso queste app la lista della spesa, gli impegni della giornata e persino l’eventuale guasto della televisione è ormai diventata una consuetudine, che sta notevolmente modificando il modo in cui viviamo e intendiamo i social media. Le persone con cui interagiamo di più e che rappresentano i punti fermi della nostra vita, in altre parole, avranno sempre più spazio online, a scapito della quantità di utenti fermi a far numero tra i nostri contatti. Ecco quindi spiegato anche il grande boom dei gruppi su Facebook, sempre più orientati verso una dimensione simile a quella di un forum privato, e l’utilizzo in forma “social” degli strumenti di comunicazione offerti da WhatsApp, dalle videochiamate ai gruppi per chattare. 

 

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Author: Redazione

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